“ VACCI!”
Vittorio era nato proprio quel giorno, un giorno in cui il sole era alto e arancione.
E quando lo vide il papà : “ Accidenti!!” .
E la sorellina: “ Appitenti!!!!”.
E Ugo, il cane bassotto: “ Auuuuu, auuuuuuu, tenti!”.
E così, dato lo stupore, tutti pensarono di chiamarlo: “ Vittorio-Accidenti”! Per gli amici VACCI!!!!
Vacci aveva una grande chioma di capelli rossi, disordinati come rami di ciliegio; cresceva tranquillo, piccino e sereno e, mentre tutti mangiavano di tutto a sazietà e facevano di tutto più che mai, lui mangiava non molto, ma spesso frutta e verdura, ovunque la trovasse e si muoveva adagio.
La nonna, ogni tanto, tuonava: “ Vacci mangia… Sei magro stecchito e sei troppo piccolo… mangia che diventi grande…!”
Ma Vittorio non voleva ascoltare e si tappava le orecchie, scappando sotto il tavolo da pranzo.
Un giorno, tornando da scuola, lungo e magro e pieno di farfalle nella testa, ciondolando il suo zaino mezzo vuoto, vide il nonno Terenzio, detto Terry, frugare nell’orto dietro casa.
“ Nonno Terry, cosa fai?”.
“ Eh Vittorio, ben arrivato! Sto piantando le zucche per il prossimo anno : vedrai come saranno belle e buone!”.
“ Le zucche!? Ma io non so cos’è una zucca! Non l’ho mai vista, né sentita, né mangiata! Io so che le zucche le ha la signorina Ida, la bidella, quando si mette i vestiti stretti; così dicono i miei compagni…; e so che Clotilde, a volte, è una “zucca” …: così dice la maestra Esterina. Ma che fosse nell’orto ? Questa è proprio nuova!”.
E con quel pensiero in testa, Vacci mangiò il suo piatto di piselli, bevve il succo di frutta all’arancia e si leccò le dita dopo un buon gelato al limone e fragola.
Durante la notte, sognò “Zucca” e la immaginò con occhi, bocca e una bellissima fossetta sulla guancia destra.
Allora, si svegliò di colpo e, con la luna più grande che il cielo stampasse quella sera, andò nell’orto.
…E vide una “ cosa” stupenda: Zucca stava diventando sempre più grande e, per sporgersi dal terreno, allungava le sue lunghe braccia verdi dalle dita palmate.
Vacci le accarezzò un ramo e tornò a dormire.
A scuola il tempo non passava mai e Vacci, con il nasino appiccicato al vetro, aspettava il momento di rivedere “ Zucca”.
Quella mattina, fece tutto di fretta: lesse e scrisse svelto, svelto; fece ricreazione e giocò di corsa e poi, al suono della campanella schizzò a casa, in groppa alla sua bici.
Neppure entrò in casa, ma laggiù, nell’orto, si sdraiò vicino a Zucca… E, questa volta, fu Lei ad accarezzare i suoi spettinati capelli rossi.
I giorni passavano e così pure i mesi e Vacci e Zucca si vedevano tutte le sere, quando le rane saltavano nei fossi ed i grilli smettevano di suonare: lei era alta, rossa, elegante e saporita, con gran di occhioni e qualche lentiggine; lui era piccino, spettinato ed umano, ma con un grande sogno: vivere con lei, con i suoi racconti, in un luogo e in un tempo diverso dal nostro.
Qualcuno vide un’ombra, una notte di luna piena e uno spaventapasseri racconta ai corvi, ancora oggi, di quella strana storia: una storia d’amore, quello grande che ti vede e ti accetta per quello che sei.
10 Febbraio 2014